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Proprietà letteraria della Rivista POLITICA.

General

VOL. XXVIII

ANNO IX

NUM. LXXIX

LA MORALE DEL FASCISMO

I.

C'è una concezione etica della vita, un ideale di moralità, che possa dirsi fascista?

Soltanto a formulare un quesito di tal sorta, par di vedere o di ascoltare il sogghigno ironico degli avversarii più o meno irriducibili e aperti, e anche perchè no? il sorriso ambiguo di qualche falso amico del Fascismo: la morale fascista? E che altri mai può essere, se non è la morale della forza o della violenza? Cioè, evidentemente, l'antitesi della moralità, che è, innanzi tutto, libertà?

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Ora, la morale del Fascismo è, sì, senza dubbio e giova affermarlo subito, senza ambagi e riserve la morale della forza. Non, però, certo, della forza bruta, come si dan l'aria di credere i suoi rigidi censori in nome della libertà del volere: non della forza del manganello o del

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N. B. Avverto, a scanso di possibili equivoci, che il Fascismo, di cui qui si parla, non si identifica col Partito Nazionale Fascista, e non si esaurisce in questo. Il quale, anzi, non è che un organo o uno strumento, sia pure essenziale, del Fascismo inteso come vasto e profondo moto rinnovatore di spiriti e di coscienze, come momento storico della Nazione italiana, come regime della vita italiana: organo o strumento, che non può esso segnare i fini al Fascismo, ma dal Fascismo attingerli, rendendosene interprete e garante, e può farlo, solo in quanto di quei fini esso abbia e continui ad avere coscienza chiara e precisa e coerente volontà di ispirare ad essi, ed unicamente ad essi, la propria attivià pratica di partito. Detto ciò, è forse

bastone. Il bastone è mezzo o strumento, che non ha, in sè e per sè, valore etico di sorta, e non è nè morale nè immorale: mezzo, che può servire così al bene come al male, così a educare come a corrompere, così a indurre al bene come a costringere al male. La forza, in cui consiste o in cui si estrinseca la moralità del Fascismo, non è la forza del mezzo, è la forza della volontà, che se ne serve ai proprii fini quella volontà, che può essere così volontà di bene, come volontà di male, ma che deve pur essere forte, per essere veramente volontà: deve pur presupporre in se stessa la forza, o l'energia, di tradursi nella realtà: vale a dire di fare il male o il bene voluto: non esaurirsi puramente e semplicemente in se stessa, in volontà sterile e inefficace, ma concretarsi in energia operatrice e creatrice di bene o di male: imporsi, insomma, non per la forza dello strumento, di cui essa si giova, ma per l'energia spirituale, che è in sè stessa: per l'energia dello spirito, non per quella della materia. È sempre lo spirito che vince,

mai la materia.

Coloro, i quali credono, o fingon di credere, che il consenso, di cui il Fascismo si vanta e offre ogni giorno testimonianza non equivocabile, si basi sul bastone, calunniano essi, nel modo più ingiurioso, la dignità morale del popolo italiano, nel cui nome presumono di levare la voce. Non il bastone fascista ha convertito le masse: ma la fede, ossia la volontà, per cui esso fu, quando apparve necessario, impugnato. È la volontà del fascismo che si è imposta, e ha piegato a sè, all'impero del proprio spirito, la

inutile aggiungere che la moralità del Fascismo, di cui si tenta, nelle pagine seguenti, di tracciare i presupposti e le note fondamentali, non è sempre, in atto, la moralità di molti, forse di troppi, fascisti: ma è l'ideale di vita, in cui si esplica e concreta la vera e profonda intuizione e ispirazione del moto fascista, e che ogni aderente a questo deve, o dovrebbe, proporre a sè stesso, se ha vera coscienza di ciò che il Fascismo significa e importa, per il singolo e per la collettività: quella coscienza, senza la quale la tessera di iscrizione al Partito fascista non è che un' illusione o inganno, a sè stesso e ad altrui. Per questo, appunto, il regime non ha oggi, in Italia, altro pericolo che quello che può venirgli da sè stesso: cioè dall'accorrere fra le fila dei suoi aderenti di individui, per cui il Fascismo non è conscia accettazione di un programma di vita morale, ma unicamente mezzo o strumento di fortune individuali. E per questo, le pagine seguenti si dirigono specialmente a coloro, cui è affidato, nel prossimo domani, il compito di condurre il regime fascista all'assolvimento della sua missione nazionale: ai giovani.

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